martedì 3 gennaio 2012

Corpo celeste (Alice Rohrwacher, 2011)

Marta ha tredici anni, con la madre e la sorella maggiore lascia la Svizzera dov'è cresciuta, un territorio di fatto neutro e vergine, per tornare nella terra d'origine, nella profonda Calabria. Qui avrà modo di confrontarsi con una realtà diversa, ricca di contraddizioni.
La regista scrive e dirige il suo esordio cinematografico con profonda dedizione e portando in grembo argomentazioni problematiche, vive e forti: la deriva delle feste religiose e della chiesa tutta con l'insita corruzione, la crescita in fase adolescenziale. Adottando il suo familiare stile documentaristico e curando magnificamente la direzione degli attori mette in contatto diretto, in contrapposizione, diverse o anche opposte prospettive che gravitano attorno alle tematiche portanti, due crocefissi, due parroci profondamente diversi, due chiese che testimoniano il paradossale divenire di questo impero che cerca affannosamente di sopravvivere in un'epoca che segue una direzione opposta. Tutto ciò si rappresenta e si palesa davanti agli occhi di Marta, seguita costantemente dalla macchina da presa, un corpo estraneo, un elemento puro che non condivide quella realtà perchè non capisce, non può capire le sovrastrutture e le ipocrisie sociali.

valutazione: 7

Io non ho paura (Gabriele Salvatores, 2003)



In uno scenario agreste acceso dal sole più profondo si narra la storia di Michele, un bambino di dieci anni che vive una tranquilla estate di campagna contornato da lunghe e alte distese di grano, buffi amici e una famiglia comune. Un buco in terra davanti a una vecchia e sperduta casa in rovina irrompe nella sua quotidianità.
La regia di Salvatores segue con enfasi e amore i corpi dei giovani protagonisti con carrellate, dolci note, colori accesi, passionali. Il tutto spinge verso l'emozione più commovente ed eterea. La recitazione scadente dei bambini si contrappone sin da subito a quella degli adulti a rappresentare ciò che forte e nitido emerge nel film, il contrasto tra la fragile purezza dei piccoli, ingenui e sinceri anche incapaci di recitare e quindi di mentire, di vestirsi di altre identità, e la deriva degli adulti, falsi e brutali capaci di soffocare il puro, il sincero, il vulnerabile per scopi materiali, la ricerca di uno stessante e forse inutile riscatto sociale. Il personaggio di Filippo rappresenta proprio la "fanciullezza" deposta, soffocata, perduta dagli adulti nel mentre lo spirito di Michele, inconsapevole e vero, coi suoi occhi impauriti e caldi, ricerca la loro guarigione, purificazione.

valutazione: 7

lunedì 5 dicembre 2011

La calda notte dell'ispettore Tibbs (Norman Jewison, 1967)



In una cittadina retrograda del Mississipi, compressa in una calda e desolante notte, il misterioso omicidio di un imprenditore fa da collante per una storia incentrata sul razzismo e sull'avversità verso lo straniero e la diversità. Il talentuoso ispettore Virgil Tibbs, in solitudine, assorbe la violenza e l'ignoranza della comunità senza colpo ferire, un ideale e silenzioso Gesù Cristo, guadagnandosi il rispetto del capo della polizia locale e la risoluzione del caso. Un film lento, sospeso, etico e in fin dei conti ottimista.

valutazione: 7

martedì 15 novembre 2011

L'angelo sterminatore (Luis Bunuel, 1962)


A fine Opera, un gruppo di alto borghesi cena in una ricca villa in via della Provvidenza. Per giorni nessuno di loro sarà capace di uscire da lì, intrappolati da un Angelo sterminatore, un giudice supremo, lo stesso regista.
Con certa aggressività, violenza e irriverenza, Bunuel attacca la cultura borghese, rea di essere statica, di un'immobilità mortificante e di perdersi frequentemente in falsi problemi, fraintendimenti e squilibri che contraddicono la propria costumatezza. Non c'è speranza.
La messinscena è fantasiosa, sperimentale e allegorica, fotografata magnificamente e vivacizzata dal simbolismo pungente e personalissimo del regista.

valutazione: 8

lunedì 7 novembre 2011

Il segno degli Hannan (Jonathan Demme, 1979)


Harry Hannan, agente segreto, è in pericolo.
Un film spaccato a metà. La prima parte cresce bene nell'ambiguità e nella decadenza psicologica del protagonista, retta anche dalla regia di Jonathan Demme motivata e con piglio visionario e da un sempre bravo Roy Scheider. Ma quanto di buono e curioso sembra proporci il film in principio, si dissolve nel nulla man mano che la storia si districa, evidenziando una sceneggiatura scadente, banale, incapace di evolvere ed approfondire i personaggi e di creare un intrigo teso e personale e che soddisfi i tanti input Hitchcockiani appiccicati di qua e di là. Il personaggio ambiguo ma purtroppo, sin dall'inizio, prevedibile di Ellie irrompe nella seconda metà della storia rivendicando il valore morale della sua vendetta privata, rinvigorendo il sapore etnico che già andava sfacendosi nella storia. Il finale ridicolmente sfarzoso e ambientato alle cascate del Niagara getta ulteriori falle su un thriller non riuscito.

valutazione: 5

martedì 1 novembre 2011

Tutti gli uomini del presidente (Alan Pakula, 1976)


Washington, anni 70. Due giornalisti del "Washington Post" indagano su una presunta attivita spionistica del partito politico del presidente degli Stati Uniti Nixon.

Un film straordinario, una docufiction essenziale. "Tutti gli uomini del presidente" è un incitamento al giornalismo vero, verso la viva ambizione più autentica messa al servizio dello svisceramento dell'apparenza, del doppiogioco politico. Tutto ciò evidenzia l'alto tasso morale di questa opera cinematografica, per il resto, in avvio, anche non semplicissima da seguire vista la quantità di intrigo e di personalità sospettate e coinvolte attorno al più grande misfatto politico degli Stati Uniti degli anni 70. Una costruzione filmica che ha fatto scuola negli anni sia per gli elementi cinematografici, ma anche per il ritmo serratissimo e tutto d'un fiato, per la valenza etico-storica dell'autentico lavoro giornalistico, e per la maestria con cui viene messa in piedi una profonda docufiction.

valutazione: 10

lunedì 28 marzo 2011

Squadra mobile 61 (Richard Fleischer, 1948)

Mike Carter, ruvido poliziotto a Los Angeles, dopo essere stato espulso dal dipartimento per insubordinazione agli alto gradati, si ritrova intrappolato nelle vicende della ricca signora Dyson e gente annessa, la cui ditta di famiglia specializzata nell'imballaggio carne, nasconde qualcosa.
Fleischer, un degno mestierante della cinepresa, realizza un solido e veloce noir convenzionale, buono per gli appassionati del genere. Non mancano idee curiose, pallottole vaganti, verità nascoste e scenari inabituali che movimentano un pò la linearità e prudenza della storia.


valutazione: 6